Eccolo qui
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Wikipedia e la Legge Bavaglio, libertà di informazione o privacy violata?
“Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero. […]”.
Così recitava l’annuncio che dal 4 ottobre fino a pochi giorni fa ha preoccupato i navigatori del web. Fatto sta, che la famosa quanto diffamata legge bavaglio ha seriamente messo a repentaglio, con il suo comma 29 – il cosiddetto “ammazza-blog”-, l’enciclopedia on-line forse più famosa al mondo.
Perché tutto ciò?
La legge mira a “zittire” ogni giornale on-line o sito di informazione, che non riceva il consenso di pubblicazione entro 48 ore. Ciò che colpisce maggiormente, è che non vengono prese di mira solo prime pagine e articoli critici, ma anche i blog e i semplici diari nella rete italiana. Inizialmente, il provvedimento nasce dalla necessità di proibire la diffusione di intercettazioni, che oggi giorno in Italia sono uno dei principali mezzi di investigazione su crimini e corruzioni.
Dalla nascita, ogni cittadino italiano, come è scritto nella nostra Costituzione, ha il diritto alla libertà di parola e di pensiero. Perché negarglielo? Non è necessario fare un sondaggio, per accorgerci che nessuna persona, con un minimo di spirito di libertà e di equità, voglia accettare una decisione tale. Non vogliamo che il nostro futuro sia costellato di restrizioni sui nostri diritti essenziali.
Grazie alle modifiche apportate dalla suddetta legge, lo Stato italiano retrocede a livelli che ai nostri giorni sono presenti nei paesi del Terzo Mondo sotto dittature totalitariste le quali negano ogni diritto di informazione, scritta od orale, che critichi il governo, i suoi errori, o i campi in cui opera.
Grazie a una recente modifica del Ddl, i “blogger “ hanno potuto tirare un sospiro di sollievo evitando la cancellazione delle loro pagine sulla rete. Siamo, tuttavia, distanti dallo sradicare i processi di eliminazione di testate giornalistiche che non attuano la rettificazione (o qualsivoglia richiesta di pubblicazione) sui loro articoli.
Sono queste scelte dello Stato che ci negano il libero arbitrio, poiché è il governo stesso che sceglie cosa dobbiamo vedere o leggere, e quindi trarne informazione. Il problema non è tanto quello di perdere una pagina internet – o, disgraziatamente, la pagina che molti studenti, usano per prendere una sufficienza nelle ricerche scolastiche – ma quello di perdere il nostro stesso diritto di ricevere le informazioni. Informazioni su quello che ci circonda, informazioni su ciò che ci riguarda, o che ci riguarderà in futuro, informazioni che devono poter essere criticate da noi, tramite scelte del tutto personali.
La battaglia silenziosa, però, è stata vinta dalla libertà di informazione, e dall’ Enciclopedia (detta appunto) Libera, che viene usufruita ogni giorno da milioni di persone gratuitamente. Infatti, dai primi istanti in cui il messaggio divenne visibile sul sito, nei social network sono esplose centinaia di proteste sulla quale bandiera di equità ondeggiava il motto: “Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?”.
Articolo di Panda
Edited by Panda :D - 2/11/2011, 14:45